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‘Land Landscape Heritage’: gli studenti del Politecnico di Milano al Museo del Paesaggio di Verbania

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19 Nov ‘Land Landscape Heritage’: gli studenti del Politecnico di Milano al Museo del Paesaggio di Verbania

Si è concluso con un incontro a Casa Ceretti e con un’esposizione dei lavori degli studenti il workshop organizzato lo scorso giugno dal Centro Studi del Museo del Paesaggio di Verbania e dal Politecnico di Milano. Sono stata invitata alla presentazione e mi sono sentita in dovere di scrivere di questi ragazzi, provenienti da Italia, Cina, Egitto, Turchia, Iran, Ecuador e Ungheria, che hanno frequentato il Corso di Laurea in Architettura del Paesaggio ‘Land Landscape Heritage’ e che hanno affrontato con grande entusiasmo e competenza un lavoro decisamente complesso (come solo quelli universitari sanno essere!).

Coordinati dai professori Antonio Longo e Michael Jakob insieme a Maria Cristina Petralla e Marina Cervera i Alonso de Medina (coordinatrice della Biennale del Paesaggio di Barcellona), gli studenti hanno analizzato le implicazioni paesaggistiche del territorio del bacino del fiume San Bernardino, sviluppando visioni future che partono da tre realtà distinte: la zona semi-naturale in vicinanza immediata del Parco Nazionale della Valgrande, il segmento intermedio che presenta un’identità molto frammentata, e la zona pesantemente antropizzata che si estende fino alle rive del lago Maggiore.

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Sentirli parlare dei loro lavori mi ha fatto tornare indietro di molti anni, quando anch’io ero un’appassionata studentessa del “Poli” alle prese con sopralluoghi, ricerche e mille idee da mettere su carta.  Nelle loro parole ho ritrovato la straordinaria freschezza intellettuale che solo i giovani sanno trasmettere. Mi è piaciuto in modo particolare l’approccio a tutti e tre i progetti: la semplicità, frutto non di una visione frettolosa, ma al contrario di un’attenta e accurata sintesi delle molteplici caratteristiche del territorio.

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IL FILO SVELATO, il lavoro che si concentra sulla porzione semi-naturale del territorio, ha come obiettivo quello di avvicinarsi al fiume, che oggi viene percepito solo dal punto di vista sonoro, sperimentando il paesaggio in modo nuovo. Bellissima ed efficace la frase che i ragazzi hanno usato per sintetizzare il loro progetto: “Sul sentiero lascia solo le tue impronte e cogli le sensazioni che il bosco ti può dare”. Attraverso un sistema di percorsi, stabiliscono con il fiume un contatto sempre differente in cui lo sguardo viene catturato da pochi elementi che suscitano curiosità e stimolano ad avanzare. Le tracce a volte permettono di scendere al fiume per toccarne l’acqua, altre di avere una visuale dall’alto, altre ancora ti accolgono nella cavità delle rocce per apprezzarne la matericità. I disegni sono elegantissimi ed essenziali e di grande sensibilità sono le interpretazioni dei cromatismi stagionali che mostrano la mutevolezza del paesaggio.

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APPROCCIO LIEVE è il titolo del progetto sulla sezione intermedia del corso del fiume, area che possiede qualità uniche perché combina fattori naturali, urbani e artificiali. Gli studenti hanno optato per un intervento che introduce fattori naturali nelle aree urbane, così da superare la frammentazione e creare quindi una forte unità. Determinante nel progetto è la pulizia delle aree trascurate, per valorizzare l’apparato vegetale lungo il fiume e portare le persone a vedere l’ambiente, la vegetazione e la natura sotto un’altra luce, utilizzando prevalentemente gli stessi elementi naturali con un approccio minimo, morbido e indiretto. Tutto ciò mi ricorda molto la filosofia progettuale di Pascal Cribier. Vi ricordate Bois de Morville, la sintesi perfetta tra la mano dell’uomo e quella della natura?

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In ECO POST-INDUSTRIAL FIUME, i ragazzi propongono una passeggiata sul fiume perduto e un nuovo modo di vivere Verbania, terminando il cammino verde con una bellissima vista sul Lago Maggiore. Oggi, infatti, la città non tenta di “raggiungere” l’acqua, ma innalza muri e barriere visive. Così i ragazzi hanno deciso di concentrarsi sulla creazione di una nuova armonia tra il fiume e il centro urbano, storicamente correlati, attraverso nuovi spazi naturali che integrino le necessità funzionali urbane con quelle ecologiche ed estetiche. Nella loro visione, il paesaggio narra l’evoluzione storica della città con il fiume, terminando in una sorprendente vista che fonde la “natura storica” e la “moderna confusione urbana”. Oltre a ridisegnare la circolazione ciclo-pedonale nell’area portuale, gli studenti sono intervenuti anche sulla dismessa area industriale, progettando una wetland, sistema di depurazione naturale dell’acqua e parco ecologico educativo.

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Tre aree e tre progetti legati dal fil rouge della vivacità di menti brillanti magistralmente guidate da maestri d’eccezione: sono queste le esperienze che danno speranza al paesaggio, ed è per questo che ho deciso di raccontarle qui su GardenRoute Journal. Abbiamo bisogno di bellezza e io non smetterò mai di andare a cercarla per voi!

Info

Il workshop fa parte delle iniziative proposte dal Centro Studi del Paesaggio coerentemente con la mission attribuita al Museo del Paesaggio di Verbania dal suo fondatore Antonio Massara e verrà riproposto nel 2019.

I lavori degli studenti sono esposti a Casa Ceretti fino al 24 novembre. Vale davvero la pena fare un salto a Verbania…anche perché al Museo del Paesaggio è appena stata inaugurata la mostra dei progetti vincitori della 10° Biennale Internazionale del Paesaggio di Barcellona, e poi il lago in questa stagione è stupendo!

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http://www.museodelpaesaggio.it

Event: Land Landscape Heritage – final workshop

Location: Verbania, Italy

Year: 2018

Projects: Politecnico di Milano

Photos: Giovanni Margaroli & Federica Cornalba

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